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Come scegliere la macchina fotografica

Scegliere una nuova macchina fotografica non è affatto semplice per la quantità di modelli che esistono sul mercato e per le diverse specificità e caratteristiche tecniche. Tenendo conto delle esigenze personali e individuali, con il nostro test possiamo aiutarti nella scelta.




Tipi di macchine fotografiche


Le macchine fotografiche sono disponibili in diverse tipologie, forme e dimensioni e non esiste un modo univoco per classificarle: il nostro approccio è quello di dividerle in base a certe caratteristiche tecniche che le accomunano. Chi ha delle esigenze ben specifiche (ad esempio una macchina con uno zoom potente ma che possa stare nella tasca di un giubbotto) può prima indirizzarsi su una tipologia per poi verificare sulla pagina del prodotto il suo fattore di zoom, il peso e le dimensioni. Attualmente suddividiamo le fotocamere digitali in 6 categorie. Standard Fotocamere mediamente piccole, sono anche definite macchine fotografiche compatte (seppur in modo improprio perché, pur essendo compatte, rientrano nella categoria delle fotocamere standard ma non sono esclusive di tale categoria), sono tipicamente le macchine più economiche e più semplici da usare ma anche quelle con meno sofisticazioni: si privilegiano semplicità, leggerezza e dimensioni ma spesso ciò va a discapito della qualità complessiva delle foto che va verificato non ne risenta troppo. Dall’avvento degli smartphone, le loro quote di mercato si sono notevolmente ridotte ma conservano ancora un vantaggio rispetto a questi dispositivi: la possibilità di avere uno zoom ottico che produce risultati migliori. Superzoom Le macchine fotografiche superzoom, come il nome fa intendere, si caratterizzano per il fatto che possiedono un obiettivo molto versatile con un fattore di zoom elevato (da 20x in su). Questo consente di avere, in una sola macchina, un grandangolo adatto a scorci, paesaggi, foto di gruppi di persone e un tele spinto per catturare un dettaglio lontano, un animale selvatico o ingrandire un dettaglio architettonico.



Gli ingrandimenti la fanno da padrone, ma spesso finiscono per diventare uno specchietto per le allodole: già a 200mm equivalente diventa difficile fotografare senza appoggio, a 600mm e oltre un cavalletto o un piano d'appoggio diventano indispensabili. Lo stabilizzatore aiuta, ma non fa miracoli: è bene comunque verificare che faccia bene il suo dovere e che la qualità delle foto sia parimenti buona. Nonostante lo ‘zoom’ nell’immaginario collettivo sia una lente grossa e ingombrante, alcune macchine di questa tipologia sono molto compatte: la dimensione della lente infatti dipende in prima istanza dalla dimensione del sensore. Avanzate Queste macchine sono molto sofisticate e permettono un controllo completo, disattivando tutti gli automatismi, su tutti i parametri di posa. Inoltre è possibile salvare le foto senza la pre-elaborazione interna che le macchine normalmente applicano: questo permette di elaborare più agevolmente le foto successivamente con programmi di fotoritocco. Le avanzate, categoria molto eterogenea che i produttori identificano spesso come fotocamere 'bridge' perché sono il ponte di congiunzione fra reflex e macchine compatte, di solito sono abbinate a sensori di dimensioni medie (da 1" e superiori), ma talvolta capita di imbattersi anche in un full frame. Le ottiche sono mediamente di qualità migliore rispetto a quelle montate su le altre macchine a ottica fissa. Anche in questo campo, si spazia da ottiche a focale fissa (di solito un 35mm) fino a zoom molto versatili e potenti. Tutto dipende ovviamente dal tipo di fotografia che si pratica. Se si vuole una messa a fuoco molto selettiva, diventa importante anche considerare l'apertura: per primi piani o ritratti meglio scegliere una fotocamera la cui lente permetta aperture inferiori a F/4, meglio ancora se F/2.8. Robuste Queste macchine nascono per essere impiegate all’aperto, sotto le intemperie e resistono ad urti, vibrazioni e cadute. Alcune possono essere immerse nell’acqua e continuare a funzionare. Sono macchine pensate per chi fa sport, per il tempo libero e per i ragazzi. Purtroppo, la qualità delle foto è piuttosto bassa perché la parte ottica viene un po’ sacrificata per risultare sufficientemente robusta e compatta da essere inserita all’interno di un guscio resistente. Reflex Due sono le caratteristiche che definiscono la moderna reflex digitale:


  • La possibilità di cambiare la lente per scegliere quella più adatta allo scopo;

  • L’essere dotate di un mirino ottico posteriore dove è possibile vedere la scena così come è ripresa dall’obbiettivo. Per questa ragione sono sempre state fra le preferite dei fotografi professionisti e gli appassionati di fotografia.

Si tratta di apparecchi mediamente pesanti e voluminosi. Il prezzo invece è molto vario e se ne trovano per tutte le tasche, anche per chi vorrebbe iniziare con l’hobby della fotografia ma non è disposto a rischiare di spendere troppo. Mirrorless Queste macchine hanno le lenti intercambiabili come la reflex ma mancano del mirino ottico. Al pari delle altre macchine digitali, l’anteprima viene mostrata su uno schermo posteriore o su un mirino elettronico. Il vantaggio è che il fotografo può vedere un’anteprima di cosa cattura il sensore. Per anni le mirrorless sono state considerate delle sorelle minori delle reflex e sono state ingiustamente snobbate dai puristi della fotografia. Oggi però esistono delle mirrorless di fascia alta che hanno prestazioni adeguate anche ai professionisti. Ci sono mirrorless compatte, spesso più piccole della lente che montano, così come mirrorless grandi e voluminose quanto le reflex. Anche il costo varia notevolmente; le entry level sono accessibili anche per l’hobbista attento al portafoglio, mentre, ovviamente, le migliori arrivano a costare migliaia di euro.




Compatibilita delle lenti


Sia per le Reflex che per le mirrorless, è da tener presente che, chi acquista una macchina ad ottica intercambiabile, deve fare i conti con le lenti e con il loro sistema d’attacco: ogni produttore ha un sistema diverso e proprietario e, inoltre, i sistemi di attacco per mirrorless e Reflex sono differenti, ragion per cui cambiare da una marca all'altra significa anche cambiare il proprio parco lenti.

Fortunatamente esiste un fiorente mercato dell'usato dove comperare e vendere le lenti per cui abbandonare un marchio per un altro o passare da una reflex ad una mirrorless, si può fare anche con un occhio al portafoglio.

Reflex e mirrorless utilizzano tipicamente sensori di formato medio-grande: le piu' ambite sono quelle con il sensore di tipo 'full frame', grande quanto una pellicola da 36x24mm. L'area inquadrata, la profondità di campo e il 'feeling' equivalgono a quelli di una macchina a pellicola, con tutti i vantaggi della tecnologia

Fotocamere con obiettivo intercambiabile


Le fotocamere con obiettivi intercambiabili o “system camera”, per molto tempo sono state identificate con le Reflex, così chiamate perché nel mirino, attraverso un gioco di specchi e prismi, chi usa la fotocamera è in grado di vedere esattamente l’immagine così come sarà impressa sulla pellicola. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Con l’avvento dell’elettronica digitale anche le fotocamere a obiettivo intercambiabile sono profondamente mutate: una volta sostituita la pellicola con un sensore simile a quello impiegato nelle videocamere, accanto alle tradizionali reflex sono comparse sul mercato macchine più compatte che rinunciano alla complicata ottica del mirino a vantaggio della compattezza.

Il mirino continua ad esistere in alcuni modelli, ma l’immagine al suo interno è generata da un microschermo (così come accade da sempre nelle videocamere).



Chi ha bisogno di una “system camera”?


Da sempre associate alla fotografia professionale, hanno comunque esercitato un certo fascino sul grande pubblico sia per il loro aspetto massiccio e sofisticato, sia perché sono considerate capaci di produrre foto migliori. Quest’ultima affermazione poteva essere vera in passato ma oggi si trovano fotocamere compatte di alta gamma con sensori di grosse dimensioni, particolarmente sensibili, e ottiche dalla qualità davvero elevata.

Inoltre, nonostante i produttori vendano insieme alle macchine degli obiettivi che possono essere considerati universali (adatti, cioè, a un uso generico) è anche vero che la grossa differenza nella qualità delle foto si ottiene con obiettivi specifici dedicati a impieghi diversi (macro, ampio angolo, zoom o tele). Le migliori macchine compatte, il cui costo si avvicina a quello di una reflex di fascia media, sono forse più adatte a chi fa un uso generico della macchina fotografica senza la necessità di ottiche per impieghi particolari (quali macro o tele) e non vuole portarsi a dietro una macchina troppo pesante e più delicata.

Infine, non bisogna dimenticare che ogni produttore (salvo eccezioni) adotta un sistema differente di ottiche per cui gli obiettivi non sono intercambiabili fra macchine diverse di differenti produttori. Passare da un sistema differente all’altro significa dover rinunciare a tutti le lenti che, eventualmente, già si possiedono.


Non solo reflex


Con l’avvento delle macchine digitali è aumentato il numero di persone interessate ad un sistema che permetta sia di cambiare le lenti secondo la situazione ma anche di vedere la foto com’è ripresa dal sensore, possibilmente su uno schermo più ampio. Questo non è possibile nelle reflex tradizionali. Per questa ragione sono nate le cosiddette “mirrorless” system camera (letteralmente: macchine senza specchio) che fanno a meno dello specchio mobile che ribalta l’immagine sul prisma e da lì verso il mirino.

Le mirrorless sono, per la maggior parte, macchine prive di mirino anche se, talvolta, è ancora presente come accessorio. In questo caso, il sistema di lenti è sostituito da un microscopico display LCD visibile attraverso un oculare. La possibilità di usare il mirino è sempre preferibile quando si fotografa in situazioni di luce ambientale forte che potrebbe disturbare la visione delle immagini nel display posteriore.

Le macchine di tipo “mirorless” (MILC) possono essere costruite in maniera più compatta non dovendo includere un complesso sistema meccanico per lo specchio mobile né l’ulteriore complicazione dovuta a lenti, prismi ottici e specchi che trasportano l’immagine fino all’oculare tradizionale.



Lenti da abbinare alle fotocamere


Le macchine a obiettivo intercambiabile sono pensate per montare lenti diverse adatte ad ogni esigenza. Volendo restringere un po’ il campo di impiego, vi sono almeno 3 lenti che i fotografi dilettanti dovrebbe portarsi sempre a dietro e che arrivano a coprire la maggior parte delle necessità.

Le lenti zoom “medio tele” tipicamente permettono lunghezze focali equivalenti da 24 a 70-105mm e aperture fino a F/2.8 per mettere in risalto i primi piani. Sono adatte anche a paesaggi, foto di gruppo o scorci; le lenti fornite nei ‘kit’ (macchina + obiettivo) di solito ricadono questa categoria, anche se sono di qualità inferiore (e, soprattutto, non permettono aperture così spinte essendo limitate a F/3.5-5.6).

Gli zoom tele (alcuni con possibilità macro, cioè di mettere a fuoco anche da una distanza ravvicinata) sono ideali per soggetti distanti o per riempire il campo quando il soggetto è particolarmente piccolo. Quelli più versatili permettono fattori di zoom più spinti (10x e oltre) e partono da lunghezze focali tipiche dei grandangolari (anche se, solitamente, l’apertura massima non va oltre F/3.5) permettendone un impiego più vario.

Infine, potrebbe essere interessante dotarsi di una lente a focale fissa grandangolare (per foto panoramiche) oppure con lunghezza focale intorno ai 24-35mm ma con ampia apertura (F/1.4 – F/2.0) per ottenere una messa a fuoco molto selettiva (tecnica “bokeh”).

Ogni produttore offre un’ampia scelta di lenti; oltre alle lenti di marca, ci sono anche quelle prodotte da terze parti (Tamron e Sigma sono i produttori indipendenti più famosi) che spesso non hanno nulla da invidiare a quelle “ufficiali” e un rapporto qualità/prezzo più vantaggioso.


Una questione di luce


Nonostante le Reflex e le mirrorless siano le macchine fotografiche più sofisticate in commercio, le persone interessate a questa tipologia di prodotti spesso finiscono per disattivare molti automatismi per avere il controllo totale sulla macchina fotografica. Quando si parla di fotografia ci s’imbatte spesso in termini come ‘tempo di posa’ ‘apertura’ e ISO. Chi vuole scattare una foto senza lasciare che la macchina faccia tutto il lavoro deve conoscere benissimo la relazione fra questi tre impostazioni di posa:

  • Tempo di posa: il tempo necessario per acquisire l’immagine, scandito dai due ‘clic’ in rapida sequenza dell’otturatore che si apre e si chiude.

  • Apertura: alle spalle della lente, prima del sensore o della pellicola c’è un diaframma, una barriera con un foro al centro e del quale è possibile controllarne la dimensione; in questo modo si regola la quantità di luce che raggiunge il sensore. La pupilla degli occhi si comporta come un diaframma, variando il suo diametro in base alle condizioni di luce.

  • ISO: Caratteristica che riassume la sensibilità della pellicola o del sensore di una macchina fotografica. All’epoca dei rullini, la sensibilità ISO era una caratteristica intrinseca della pellicola, oggi i sensori offrono la possibilità di variare la sensibilità entro un intervallo abbastanza ampio.



Per scattare una foto è necessario conoscere come influiscono sull’immagine questi tre fattori. Quando la macchina funziona in modalità del tutto automatica, di solito si predilige la velocità di scatto in modo da ridurre la possibilità di ottenere foto mosse a discapito però della libertà di ottenere una composizione differente.

Per scattare una foto è necessario che una certa quantità di luce raggiunga l’obbiettivo. Se troppa poca luce raggiunge il sensore, si avrà una foto sottoesposta, scura.

Innalzare la sensibilità ISO del sensore permette di ridurre i tempi di posa, ma all’aumentare della sensibilità, le foto diventano più ‘sporche’. Aumenta inoltre il rischio di avere zone dell’immagine ben illuminate che siano troppo sovraesposte perdendo la capacità di discernere dettagli e sfumature più fini. Per questa ragione, non bisognerebbe mai abusare di questo parametro, compatibilmente con le condizioni di luce ambientarli e con il soggetto che si vuole fotografare. Per le foto al crepuscolo, di notte o al chiuso i fotografi spesso decidono di forzare una sensibilità alta accettando gli svantaggi che comporta, per non dover allungare eccessivamente i tempi di posa.

Aprendo maggiormente il diaframma, aumenta la luce che colpisce l’obiettivo riducendo quindi i tempi di posa. Tuttavia, si perde progressivamente la capacità di mettere a fuoco soggetti che si trovano a distanze diverse (in gergo si dice che diminuisce la ‘profondità di campo’). L’effetto è tanto più pronunciato quanto più si apre il diaframma e quanto più sono vicini i soggetti. A volte mettere a fuoco selettivamente solo un soggetto, o parte di esso, è un effetto voluto. Altre volte invece si decide di aprire il diaframma quando il soggetto lo consente, per diminuire il tempo di posa.

Aumentando il tempo di posa si corre il rischio di scattare foto più mosse, se la macchina non è appoggiata su una superficie rigida o vincolata a un cavalletto, ma permette di raccogliere più luce. Se il soggetto è statico e la macchina fotografica è fissata ad un supporto, il tempo di posa diventa di secondaria importanza. Viceversa, per soggetti in movimento, è indispensabile ridurlo al minimo. Talvolta invece si ricerca l’effetto movimento per aumentare il contrasto fra il soggetto fotografato e il contesto accettando che l’uno, l’altro o entrambi siano ‘mossi’.

Oltre alla modalità manuale, le macchine digitali odierne permettono di operare in modalità priorità di apertura” o priorità di otturatore nel quale il fotografo ha la possibilità di controllare solo uno o due dei parametri e lasciare che la macchina imposti gli altri automaticamente.


Alcuni suggerimenti

Una regola empirica molto utile per evitare di ottenere foto mosse è quella di fare in modo che il tempo di posa non sia mai superiore a una frazione di secondo pari alla lunghezza focale equivalente (in 35mm) dell’obiettivo e comunque mai inferiore ad un cinquantesimo di secondo. Per fare un esempio, se si sta fotografando un soggetto con un teleobiettivo con una lunghezza focale equivalente di 100mm, allora non bisognerà salire con i tempi di posa al di sopra di 1/100 di secondo. Con un 35mm si adotterà come limite un cinquantesimo di secondo.



Simboli e funzioni più comuni

Sul dorso superiore delle macchine fotografiche, c’è una specie di rotella dove sono presenti diversi simboli e lettere. Il significato di alcuni di questi non varia fra casa e casa. Ecco una rapida carrellata dei simboli e delle funzioni più comuni:

Auto. Funzionamento completamente automatico. La macchina fotografica imposta automaticamente tutte le impostazioni di posa ed eventualmente anche se utilizzare il flash o meno.

P. Program mode. Tempo di posa e apertura impostate automaticamente. L’utente può impostare sensibilità ISO, l’uso del flash ed eventualmente decidere di sovra o sotto esporre tramite il controllo di compensazione di posta (F-stop)

A. Aperture priority. Tempo di posa impostato automaticamente. L’utente può impostare sensibilità ISO, apertura, flash più il resto delle impostazioni avanzate.

S. Shutter priority. Apertura impostata automaticamente. L’utente può impostare sensibilità ISO, tempo di posa, flash più il resto delle impostazioni avanzate.

M. Manual mode. Tutti gli automatismi (eccetto la messa a fuoco che di solito è controllata da un selettore diverso) sono disattivati.

I simboli grafici più comuni che compaiono sul selettore permettono di utilizzare la macchina in modalità automatica con dei programmi ottimizzati per dei soggetti o delle condizioni ambientali specifiche:

  • Soggetti in movimento: la macchina prediligerà tempi di posa brevi per evitare foto mosse.

  • Ritratto: la macchina effettuerà una messa a fuoco selettiva dei volti in primo piano.

  • Modalità notturna: la macchina prediligerà un’ alta sensibilità ed elevate aperture del diaframma per riprendere soggetti debolmente illuminati.

  • Ritratto in notturno: come la modalità ritratto, ma, eventualmente, con il flash che potrebbe essere automaticamente attivato per compensare la scarsa illuminazione ambientale.

  • Modalità paesaggio: la macchina prediligerà la profondità di campo a scarso dell’apertura e dei tempi di posa per mettere a fuoco soggetti a diverse distanze.

  • Modalità Macro: la macchina potrebbe restringere il diaframma per aumentare il contrasto e consentire la messa a fuoco di soggetti molto vicini alla lente.

Fonte: altroconsumo


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